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Mal di rientro: scopri i 6 pattern che ti ingabbiano nello stress appena torni. E come liberartene.

Ti bastano pochi giorni di 'normalità' per cadere nelle solite dinamiche dello stress? Ecco come evitarlo, con un pizzico di mindfulness e una visione più responsabile.

Photo credit: Yan Krukov


Prima di snocciolare le soluzioni, una premessa: la vita è stressante per natura. Molti sono convinti che la nostra epoca sia particolarmente dura, dimenticando cosa hanno passato i nostri bisnonni, nonni e genitori: guerre, fame, povertà...L’essere umano nei secoli ha sempre dovuto lottare per trovare qualcosa da mangiare e non diventare a sua volta cibo (o preda) di qualcun altro. La differenza è che il nostro stress è principalmente mentale! La nostra mente subisce infatti continue e pressanti sollecitazioni che, a lungo andare, logorano il suo sistema di adattamento. Ma, secondo gli studi condotti sui meccanismi dello stress, l'80-90% della pressione che sentiamo è dovuta non tanto alle condizioni esterne quanto al nostro modo di reagire ad esse. La buona notizia è che su questo piano possiamo agire e trovare uno spazio per il cambiamento.



LA TUA GABBIA SEI TU In pratica, sebbene siamo tutti più o meno ‘inscatolati’ in situazioni oggettivamente pressanti, ciò che maggiormente ci ingabbia nello stress sono i nostri automatismi reattivi. Le abitudini, le convinzioni, persino l’identità (io sono così) che ci siamo costruiti negli anni ci danno sicurezza, ma nel contempo ci infliggono una sorta di disabilità nell’essere fluidi, flessibili, e allo stesso tempo poco condizionabili dallo stesso ruolo di cui ci vestiamo. Certo non è facile cambiare il senso di sé. Ma basterebbe trovarlo, questo sé, sotto la coltre di azioni e prestazioni con cui l’abbiamo erroneamente identificato per capire come adattare il nostro comportamento in modo più funzionale al benessere, modulando risposte efficaci nel mantenimento dell'equilibrio psicofisico.

Guardiamoci dentro e cerchiamo di capire su quale terreno stressogeno interno le richieste esterne fanno presa. Siamo perfezionisti? Siamo insicuri e bisognosi dell’approvazione degli altri? Siamo delle vincenti sempre in competizione? Ogni pattern egoico crea una rete che ci avvolge fino ad intrappolarci. Solo identificandola possiamo capire quali sono gli automatismi mentali e comportamentali che ci inducono a reagire in modo stressogeno davanti a svariati input. E quali sono i software di risposta, cioè le abitudini più funzionali che, una volta smontate le rigidità interne, possiamo installare in modo da vivere meglio.


Photo Credit: Andrea Piacquadio


I 6 PATTERN EGOICI IN CUI SI RADICA LO STRESS Riassumendo, il punto non è cambiare le condizioni esterne - dato che a volte è impossibile farlo - ma i propri pattern interni, disgregando quelli che la psicologica buddhista definisce i sei modelli di ego (i 6 regni o universi personali) in cui affondano le radici del nostro stress.

Scopri il tuo pattern! Individua ciò che ti rende facile preda dello stress
  1. Ego perfezionista: fai tutto benissimo, sei davvero in gamba (tutti lo pensano, tutti lo dicono) e non sopporti l’approssimazione. Se sbagli ti metti sotto giudizio, vivi l’errore come un fallimento, l’incompetenza come una vergogna. Cultura, bellezza e raffinatezza sono una costante nella tua vita. Vivi d’eccellenza. A che prezzo? Prova a chiederti: conta di più la perfezione o il risultato? Se rispondi che sono la stessa cosa, hai trovato il tuo nodo.

  2. Ego competitivo: pensi in termini di confronto, vivi sfidando (se voglio qualcosa, la ottengo!) e ti senti sempre in competizione, prima di tutto con te stessa, e poi con i colleghi, gli amici, le situazioni. Trovi il tuo ‘senso’ confrontandoti con gli altri e valutandoti in termini di diverso/uguale, più/meno, giusto/sbagliato. Corri, corri, corri. Verso cosa? Prova a chiederti se esiste un modo di pensare (e di pensarti) senza giudicare, senza dare un voto, senza paragonare. E, soprattutto, se riesci a trovarti un senso senza cercarlo nel confronto con qualcun altro.

  3. Ego insicuro: dai molta importanza alle relazioni, ti occupi/preoccupi degli altri, li accudisci, cerchi di essere utile e stai molto meglio in compagnia che da sola. Dai generosamente la tua disponibilità e il tuo aiuto, ma spesso ti sembra di non ricevere in cambio nulla, quindi ti senti delusa. Chiediti: perché ho bisogno di cercare negli altri il mio valore? Che cosa mi manca?

  4. Ego statico: l’attaccamento alla sicurezza t’induce al ristagno. Anche se desideri profondamente cambiare, l’inerzia ti ancora allo stato in cui sei e continui a fare le stesse cose pur lamentandotene interiormente o apertamente. Prova a chiederti se non ti stai identificando con questo star male, se non sei diventata dipendente al punto da sentire che, se cambi, perdi una parte di te.

  5. Ego affamato: non importa quanto hai accumulato, quanti riconoscimenti hai avuto, quanto potere dai sviluppato, quanto cibo hai mangiato...c’è sempre qualcos’altro da possedere, ingerire, conoscere. Ma a cosa serve se, poi, rimane sempre uno spazio vuoto dentro di te?

  6. Ego in allerta: sei sempre sul chi va là, perché non si sa mai cosa c’è dietro l’angolo e di cosa nasconde la facciata. Anche il successo può riservare brutte sorprese e, in ogni situazione, c’è sempre qualcosa di oscuro, di sconosciuto, da cui doversi riparare. A volte provi rabbia, risentimento per chi passa le giornate irresponsabilmente, senza preoccuparsi di nulla. Mica come te, che resti sempre sulla difensiva. Chiediti: potresti rilassarti stando seduta sul bordo di un baratro? Forse conviene cambiare posizione.


ABITIAMO GLI SCENARI IN CUI CREDIAMO Dimentica la frase ‘non posso’. Non posso uscire presto dall’ufficio (altrimenti chi finirà il lavoro?), non posso dire di no alle richieste eccessive (nessuno si ribella, non si può fare altrimenti), non posso non essere sempre disponibile, raggiungibile, contattabile (perché me lo chiedono), non posso mollare (perché la situazione è critica, va tenuta sotto controllo). Per un momento allontanati dal consueto modo di pensare e fatti queste domande: se io per prima credo di non poterlo fare, perché dovrebbero consentirmelo gli altri? Se io per prima credo di dover dare sempre di più, perché gli altri non dovrebbero chiedermelo? Se io per prima temo di perdere il controllo, perché gli altri dovrebbero esimermi dall’essere sempre presente o raggiungibile con telefonate, messaggi e mail? La realtà esterna sembra un dato oggettivo ma è sempre una proiezione delle nostre credenze, perché la viviamo in base a come la percepiamo. E persino i comportamenti degli altri nei nostri confronti rispecchiano ciò che pensiamo. Se vuoi approfondire questo importante aspetto della vita, non perdere il corso 'Sogno o son desto', che inizia il 26 settembre sia in presenza che online.

QUANTO VALI? Se credi di valere così poco da non meritarti dei momenti completamente tuoi, liberi da invasioni e richieste esterne, stai sicura che gli altri si sentiranno in diritto di chiamarti a ogni ora del giorno e della sera, magari anche quando sei in vacanza o nei weekend. Se ‘senti’ di avere un significato e un valore solo alla luce degli obiettivi che raggiungi (e del ruolo che ricopri) lavorando, ci sarà sempre un buon motivo per non dedicarti ad altro. Infine, se pensi che le cose non vadano avanti senza di te, tutti avranno bisogno di te per fare qualsiasi cosa. E’ quindi fondamentale capovolgere l’approccio e fare una piccola rivoluzione nelle proprie dinamiche di pensiero. Purtroppo non è come schioccare le dita, perché il meccanismo è incistato nel profondo (Coscienza Deposito) e le catene di pensieri stressogeni e autosvalutativi partono in automatico, cosi come le emozioni e i comportamenti loro correlati. Ecco perché anche chi sa benissimo di essere troppo disponibile, di dover mettere dei limiti, di farsi troppo coinvolgere, generalmente riesce a formulare degli ottimi propositi quando stacca ma, pochi giorni dopo il rientro al lavoro, si ritrova invischiato nelle solite dinamiche di stress senza che nulla sia cambiato.



Photo credit: Andrea Piacquadio


4 PILLOLE ANTISTRESS

Cioè quattro trucchi/rimedi per tutti i giorni.

  1. Nei momenti liberi, accenna un sorriso. Dovunque ti trovi, in piedi o seduta, accenna un sorriso. Guarda un bambino, un fiore, il sole, una foglia, un quadro....e sorridi. Inspira e espira con calma 3 volte, sorridendo. Poi torna elle tue attività conservando il mezzo sorriso. Studi scientifici dimostrano che sorridere induce il cervello a registrare come positive anche situazioni neutre, e questo aiuta molto ad abbassare i livelli dello stress. Nei primi tempi dovrai sforzarti, forse ti sentirai un poi ridicola, ma dopo 3 settimane ti verrà spontaneo e naturale: cambierai il tuo cervello creandoti una corazza antistress senza fare alcuno sforzo.

  2. Anche nei momenti di irritazione, accenna un sorriso. Non appena di accorgi che il tuo umore si è anche solo leggermente alterato, accenna un sorriso, Inspira ed espira per 3 volte, sorridendo. Sei qualcuno si rivolge a te in malo modo, sorridigli. Fagli un complimento. Disarmalo.


3. Ogni ora, bevi un bicchiere d’acqua. Fallo lentamente, consapevole del movimento della mano quando afferra la bottiglia o apre il rubinetto; consapevole di piegare il braccio quando alzi il bicchiere per potarlo alla bocca; consapevole del movimento delle labbra quando fai il primo sorso; consapevole delle sensazioni dell’acqua che tocca l’interno della bocca e la lingua; consapevole della sensazione di freschezza nella gola; consapevole della sensazione di umido sulle labbra etc. Segui ogni fase con attenzione, respirando con calma. Goditi questo momento fino in fondo anche se dura solo 10 secondi.


4. Di sera, fai la doccia al rallentatore. Presta attenzione a ogni movimento, a ogni parte del corpo e alle sensazioni che prova nel contatto con l’acqua, il calore, il sapone, la schiuma. Sii consapevole di ogni rivolo d’acqua che ti scorre addosso. Se preferisci il bagno in vasca, distenditi nell’acqua immaginando di essere immersa in un laghetto di loti in un caldo e profumato giorno d’estate. Poi, rimanendo immobile nell’acqua, immagina di essere un sassolino che affonda in questo lago, lentamente. Finché tocchi il fondo sabbioso, accogliente e morbido, del lago. Ora sei un sassolino che giace sulla sabbia, nella fluidità ovattata dell’acqua calda. Nessun pensiero sul passato o sul futuro può strapparti dalla gioia di questo momento.

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